La mia Storia
Chi sono io lo sto scoprendo qui
Lucia
“Chi sono io lo sto scoprendo qui”. Lucia ha un sorriso agitato ma bello, si fa aria ogni tanto con la mano e racconta. “Prima era tutto ibernato, i miei talenti, la mia persona, tutto era in una specie di velo”. E adesso? “Adesso non è facile. Però quando parli con gli altri, ti conosci. Con le operatrici, con chi vive qui, durante i gruppi o quando incroci qualcuno sulle scale”. Lucia ha 28 anni e una figlia di 2. Aver saputo di aspettarla, l’ha tolta inizialmente dalla droga. “È stato più forte il non voler farle del male. Ho smesso di colpo e ho resistito fino a quando la mia bambina ha avuto 2 o 3 mesi”. Poi? “Poi ci sono ricascata. Se le cose non le fai per te è difficile che rimangano”. Torna la vecchia vita, la strada, il lavoro quotidiano e instancabile per trovare i soldi e poi la sostanza. “La droga è stata il mio impegno per tanto tempo. Lì ero sicura che non avrei fallito”. Ma cosa cerca uno che si fa? “Non cerca. Il punto è proprio questo. La vita è fatta di continue ricerche, ma in quel momento la droga ti comanda”.
Arrivare alla Comunità San Francesco ha ribaltato tutto. “All’inizio non è stato facile. Ci sono orari e regole e cose da fare. C’è tua figlia”. È un altro mondo. Che però pian piano restituisce Lucia a sé stessa. “Io ho strabisogno di essere esclusiva per qualcuno – dice –. La mia tutor la amo e dopo un’ora la odio e poco dopo la amo ancora. Dipende da quanto mi guarda. Per essere importante per qualcuno devi essere importante per te e viceversa, è un circolo”. Al corso di sensibilizzazione che ha frequentato, Lucia ha scoperto un’altra cosa. “Sono una introversa. Ma quando ho trovato la forza di buttarmi, ho parlato davanti a 40 persone”. A breve inizierà la scuola di Perito turistico da privatista. Di fronte a sé immagina una vita che descrive in due modi: “normale” e “solida”. Spiega: “Non desidero la villazza. Basta una casa e un lavoro che mi lascino il tempo per la mia bambina e per me. E nei fine settimana voglio andare in qualche posto”.
Il rischio di ricaderci è scomparso? “A volte il richiamo lo senti ancora – spiega Lucia –. È una vocina che ti tenta. Prima, quando arrivava, rimanevo in questa voglia, in questo brividino. Adesso riesco a pensare alle conseguenze e mi chiedo: se lo rifaccio cosa può succedere?”. Ma c’è ben altro che permette a Lucia di stare in piedi. “Qui ci si sente spinte. Spinte a vivere. E quello che sto imparando in Comunità voglio tenermelo per sempre”. Se le si chiede chi è oggi, Lucia risponde così: “Sono profonda. Sono sensibile. Amo la vita. Sono la mamma di una bambina fantastica e sono la figlia di due mamme fantastiche. Non mi spaventa invecchiare. Sono tutte queste cose”.